Criticità cardio-cerebro-vascolari ospedaliere
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Presentazione
Nella medicina contemporanea, mentre si approfondiscono le conoscenze in campi superspecialistici, nella pratica quotidiana si fa sempre più spesso riferimento a linee-guida e a raccomandazioni elaborate da esperti, auspicabilmente indipendenti, riuniti in gruppi preferibilmente multidisciplinari, che tuttavia spesso analizzano il problema a partire da una patologia d’organo o apparato, singola o prevalente.
Inoltre, nella stratificazione prognostica e per la valutazione del rischio connesso a procedure diagnostiche o a trattamenti, si tende a riassumere la complessità del paziente in modelli di calcolo che non potranno che essere, ovviamente, dipendenti dalle caratteristiche della coorte di pazienti da cui sono stati ricavati.
La pratica quotidiana è ancora più difficile, dovendo delineare un piano integrato e individualizzato di diagnosi e cura che tenga in conto l’osservazione clinica, la valutazione del rischio in atto e, in caso di diverse opzioni, l’ascolto delle preferenze del paziente e le conoscenze che ci provengono dalla medicina “evidence based”, nonché dalle stime probabilistiche di causalità e/o correlazione tra caratteristiche dei pazienti, trattamenti ed esiti. Non c’è manuale, diagramma di flusso, formula, o App che possa riassumere in maniera esauriente tutti gli elementi in gioco in tutti i pazienti e quindi guidarci nel procedimento decisionale con la certezza di non sbagliare ed è per questo, alla fine, che la nostra categoria paga alti premi assicurativi.
In questo esercizio di riflessione ci può essere utile il testo Criticità cardio-cerebro-vascolari Ospedaliere degli amici Mario Merli e Stefano Pelenghi. Non si tratta di un ennesimo manuale né di un riassunto tascabile delle linee-guida, ma di un testo originale e agile, che con un approccio mirato e circoscritto al paziente ospedalizzato ci invita a porre l’attenzione alle sue criticità cardiovascolari, in essere o potenziali. Questo per saperne riconoscere il rischio e le manifestazioni iniziali con lo scopo, quando possibile, di prevenirle o almeno trattarle prontamente, prima che, come purtroppo può accadere soprattutto nei pazienti anziani e con diverse comorbilità che tutti ci troviamo attualmente a gestire, si entri nella spirale del danno multi-organo e delle complicanze “ospedaliere” che spesso non sono altro che la conseguenza di una fragilità intrinseca e sottovalutata del paziente.
Se teniamo conto del fatto che il paziente critico è a maggior rischio, consuma più risorse e rappresenta il terreno dove più facilmente può nascere un contenzioso legale, non si può che augurare a tutti buona lettura, auspicando che gli effetti della stessa perdurino nel tempo, avendo contribuito ad estendere l’ampiezza e ad affinare la profondità del nostro ragionamento clinico.
DR.SSA MARIA FRIGERIO
Direttore Dipartimento Cardiotoracovascolare “A. De Gasperis”
ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, Milano
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