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Ortopedia

Microchirurgia e traumatologia della mano

auteurs
Del Bene - Amadei

195,00 €

  • publish date mars 2008
  • ISBN 978-88-299-1901-7
  • Code Piccin 0410365

Quando dopo 50 anni, dedicati alla Chirurgia ed in particolare alla Chirurgia della Mano, si appende il bisturi al classico “chiodo”, è impossibile sottrarsi ad un bilancio morale e materiale del lavoro svolto.

Dapprima si cerca di evitarlo per non cadere nella nostalgia; si fingeva anche di passare per più di un anno lontano dall’ospedale, dove per 40 anni si entrava quotidianamente, onde evitare l’insieme di ricordi belli, delle ansie e dei dubbi.

La lettura costante però delle riviste mediche, le locandine con i programmi di congressi nazionali o di riunioni locali di aggiornamento, mi ponevano alla vista i nomi dei miei ex-collaboratori che progredivano qualitativamente e quantitativamente nel campo della specializzazione multidisciplinare della Chirurgia Ricostruttiva e della Mano.

Questo mi obbligava inevitabilmente ad iniziare quel bilancio dal quale avevo cercato di sottrarmi. Era un po’ come il sentimento che prova il vecchio agricoltore che dall’alto di un poggio guarda nella valle, dove ha arato e seminato e sente l’orgoglio di constatare le messi rigogliose frutto del suo lavoro.

La presentazione di questo lavoro, scritto dai miei ex-collaboratori diviene pertanto un vero motivo di un bilancio positivo.

I nomi degli autori dei vari articoli delle Riviste, italiani e anche stranieri, mi portavano a ricordare i loro visi giovani e desiderosi di sapere.

Molti di essi sono ora lontani; sono tornati alle loro sedi qui in Italia o all’estero, ma non hanno interrotto il rapporto con “la Casa Madre”. Io stesso li ho seguiti a distanza nei loro successi professionali e nelle loro carriere con profonda soddisfazione.

Non per falso pudore, non mi sono mai sentito un Maestro. Il lavoro era pressante e non c’era il tempo per sedute accademiche, però chi assisteva agli interventi fatti dai miei collaboratori o da me poteva chiedere tutte le spiegazioni possibili in un’atmosfera di assoluta amicizia.

Leggendo le pagine di questo volume ho notato lo scrupolo posto nella descrizione dell’anatomo-fisiologia della mano senza di che sarebbero impossibili diagnosi precise delle malattie o delle lesioni dell’organo e di conseguenza le migliori indicazioni terapeutiche.

Il capitolo sull’anestesia mi ha ricordato il valido aiuto dei Colleghi anestesisti quando nel 1973 ci consentirono, fra i primi in Europa, di affrontare il problema delle paralisi ostetriche così frequenti allora in certe regioni. Le apparecchiature anestesiologiche non avevano ancora l’adeguatezza che ebbero negli anni successivi, però con spirito di collaborazione apprestarono un monitoraggio costante per 4-5 ore in questi pazienti di 4-6 mesi, i cui equilibri termico, emodinamico e respiratorio erano ben diversi da quelli degli adulti.

Il capitolo delle lesioni nervose così ordinato e completo è la maturazione di tecniche microchirurgiche iniziate all’Ospedale di Legnano nel 1965 e giunte nel 1972 con la terapia delle lesioni del plesso brachiale.

Anche le lesioni cutanee piccole ed estese sono il frutto di una ricerca ed attenzione nelle riparazioni con lembi peduncolati e vascolarizzati.

La chirurgia ossea e articolare è descritta in modo razionale, dato l’impiego di strumentazioni metalliche non fornite solo dall’ Amministrazione ma anche dono diretto al reparto di industriali locali, che così vedevano il recupero tempestivo di operai infortunati. Pertanto sia le osteosintesi sia l’uso di fissatori esterni immobilizzanti o usati per gli allungamenti ossei poterono essere espletati con successo.

Nel capitolo dei reimpianti, pur con rispetto selettivo dei casi, la tenacia e l’entusiasmo posto dagli operatori fin dall’inizio ha fornito l’esperienza che ha permesso in seguito un’elevata percentuale di successi non solo di recupero del segmento amputato ma anche della sua funzione utile.

L’uso di lembi estesi cutanei vascolarizzati ha portato al recupero di fratture esposte dell’arto inferiore una volta condannate all’amputazione, ma anche la sostituzione di un mantello cutaneo cicatriziale a causa di osteiti croniche recidive della tibia, con lembi vascolarizzati ha portato a guarigioni impensate.

La descrizione delle lesioni dei tendini flessori delle dita e le relative tecniche riparative (gioie e dolori della chirurgia riparatrice !) è completa e prospetta un maggior numero di successi.

A questo punto la migliore presentazione di questo volume è il mio sincero ringraziamento agli Autori, giovani e non più tali, per avermi fornito un cordiale riaggiornamento delle mie conoscenze in chirurgia della mano.

Prof. E. Morelli
Chirurgia Plastica e della Mano
Ospedale di Legnano

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