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Osteopatia

Linee di Forza di J. M. Littlejohn e applicazioni cliniche

Autori
F. Guolo - G. Altadonna

20,00 €

  • publish date giugno 2019
  • ISBN 978-88-299-3009-8
  • Code Piccin 0723551
  • Pages 128
  • Binding Brossura

PREFAZIONE

Questo lavoro nasce dalla consapevolezza che esistono pochissimi scritti che illustrano al mondo osteopatico una parte degli studi e dei lavori effettuati dal dottor John Martin Littlejohn.

Le esperienze e le conoscenze di J.M. Littlejohn, sin dagli anni ottanta, vengono insegnate in buona parte degli enti di formazione osteopatica in Italia. La sua conoscenza tra gli osteopati italiani è in relazione alle sue intuizioni e studi delle cosiddette linee di forza, secondo un’interpretazione prettamente meccanicistica ad indirizzo posturologico.

Nella stessa osteopatia inglese, della quale Littlejohn deve essere considerato inequivocabilmente il padre, i suoi insegnamenti sono parte di una formazione extracurriculare post formazione base. Le motivazioni sono legate probabilmente alla difficile convivenza tra la conservazione della tradizione e dell’essenza del pensiero osteopatico, e gli aggiustamenti necessari per un riconoscimento politico della professione osteopatica in Inghilterra.

Purtroppo non ho avuto modo di conoscerlo direttamente, ma ho conosciuto colui che ne è stato il postumo riferimento, in quanto suo allievo diretto, e che nella sua carriera didattica ne ha trasmesso gli insegnamenti: il dr. John Wernham, fondatore del College of Classical Osteopathy. 

Conobbi il dr. Wernham due anni prima della sua morte (nel 2007), assistendo ad uno dei suoi ultimi seminari esterni alla Gran Bretagna e quell’incontro mi fece comprendere che dietro alle nozioni per cui Littlejohn era noto, almeno in Italia, vi erano una capacità intuitiva e una conoscenza della fisiologia umana che, per l’epoca, avevano dell’incredibile.

Nonostante la grande cultura di base ed in vari ambiti della scienza e non, questo non era sufficiente a spiegare completamente le conoscenze evidenziate dalle sue osservazioni. Lo stesso Wernham, nonostante Littlejohn fosse stato, oltre che amico, il suo mentore e con lui abbia studiato e lavorato per circa 20 anni, non ha mai spiegato chiaramente se avesse avuto altre fonti di
ispirazione oltre a quelle conosciute.

Con le sue intuizioni Littlejohn ha dato certamente una rapida chiave di lettura diagnostica e terapeutica della meccanica corporea. Ma la vera innovazione di queste, stava nel fatto che la lettura del corpo, attraverso le catene disfunzionali articolari e muscolari, era sempre comunque messa in relazione all’interpretazione delle modalità di funzionamento dell’intero sistema organico, cioè quel sistema cardio-circolatorio-respiratorio che egli considerava primario e basilare per il mantenimento ed il recupero della salute dell’individuo. Infatti, i collegamenti che Littlejohn ha suggerito permettono, come vedremo, un’interpretazione molto rapida ed efficace circa il terreno costituzionale e le tendenze disfunzionali del paziente, sposando fedelmente l’affermazione basilare del dottor Still: “il vero compito dell’osteopata dovrebbe essere quello di cercare la salute”.

Dietro a deduzioni cliniche semplicemente geniali, basate sull’osservazione e sulla palpazione, alla luce delle odierne scoperte della scienza e della medicina, si evincono congruenze con le attuali conoscenze di embriologia e fisiologia che hanno dell’incredibile per quei tempi. Infatti, ciascuna delle sue linee di gravità/tensione e dei morfotipi da lui classificati (e di cui tratteremo nei capitoli seguenti) è facilmente riferibile a precisi riscontri embriologici. 

Attraverso questa chiave di lettura del corpo è quindi possibile ottenere indicazioni sulla sfera funzionale e di sofferenza dell’individuo, con la possibilità di orientarsi sulle diverse implicazioni: somatiche, mentali, organiche e psichiche.

Del dottor Littlejohn, a parte ciò che è stato tramandato dal dottor Wernham e da altri loro allievi, rimangono solo appunti personali e delle sue lezioni, comunicazioni, corrispondenza e poco altro. Nonostante ciò, anche solo tra gli appunti delle sue lezioni si può trovare moltissimo materiale in riferimento a diversi ambiti clinici.

Nel lavoro che presenteremo, Littlejohn ha cercato di studiare gli effetti della forza di gravità sulla struttura in rapporto a statica e dinamica e le interrelazioni esistenti fra le diverse parti della struttura. Questo gli ha permesso di classificare il paziente secondo determinate tipologie specifiche e di estrapolare una serie di indicazioni diagnostiche e terapeutiche molto utili per organizzare una metodologia pratica.

Ciò non significa che Littlejohn profetizzasse una osteopatia meccanicistica, come sostengono i suoi detrattori; fu uno dei primi a cercare di approfondire con la ricerca il concetto neurologico della disfunzione osteopatica, ora somatica.

In vari suoi testi sono presenti concetti di “neutro”, di fisica quantistica, di energia vitale, di forza inerente del corpo, rivisti in maniera più estesa, anni dopo, da Sutherland.

Questo elaborato sarà suddiviso in due parti. Nella prima si cercherà di dare una visione teorica e tecnica sulle linee di forza sottolineandone il loro significato clinico nei loro vari aspetti, mentre nella seconda si presenteranno alcuni esempi sul loro utilizzo pratico e clinico.

Franco Guolo

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