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Psichiatria

PATHOLOGICAL GAMBLING Prevenire e curare il gioco d’azzardo

Autori
Lavanco - Varveri

18,00 €

  • publish date novembre 2015
  • ISBN 978-88-299-2737-1
  • Code Piccin 1210300
  • Binding Brossura

Un’introduzione? “Giocarsi” la vita

“Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte” (Sal 22,19).

Le Sacre Scritture si compiono, come raccontato nei Vangeli, anche attraverso un gioco d’azzardo (spesso nei dipinti sono proprio i dadi) e la parola azzardo deriva dal francese hasard, che a sua volta deriva dall’arabo az-zahr, dado, un antico gioco orientale con tre dadi, in cui il punteggio massimo è 6-6-6 e, forse, è opportuno notare che il numero 666, conosciuto come numero del diavolo, è anche la somma di tutti i numeri della roulette e accostare questa simbologia al fatto che il gioco d’azzardo possa diventare anche una dannazione, se si pensa al suo essere compulsivo e alle disastrose conseguenze alle quali può condurre questa sete di rischio. Ma sul gioco d’azzardo vi è anche l’ipocrisia di uno Stato che promuove il gioco a fi ni fi scali e ignora i drammi personali e familiari che determina la dipendenza da gioco d’azzardo fra disoccupati, uomini d’aff ari, adolescenti, casalinghe, anziani, professionisti.

Negli ultimi anni, in tutto il mondo, il gioco d’azzardo è diventato un’attività di ingente rilevanza economica e di notevoli proporzioni sociali, coinvolgendo milioni di persone: sembra che l’80% degli italiani abbia giocato d’azzardo, almeno una volta nella vita e che, tra questi, circa il 30% lo pratichi assiduamente.

L’art. 721 del Codice Penale defi nisce giochi d’azzardo quelli “nei quali ricorre il fi ne di lucro e la vincita o perdita è interamente o quasi interamente aleatoria”. Il gioco d’azzardo, rispetto ad altre tipologie di gioco, prevede, dunque, l’uso del denaro e non comporta altro che una scommessa su ogni tipo di evento a esito incerto, dove il caso, in grado variabile, determina l’esito stesso. Per cui, tre criteri fondamentali contraddistinguono il gioco d’azzardo: si scommettono sia denaro che altri oggetti di valore; la posta,una volta piazzata, non può essere ritirata; il risultato del gioco è basato sul caso. Se il risultato raggiungibile con il gioco d’azzardo dipende totalmente dal caso, la principale dimensione presente in questo tipo di gioco è sicuramente quella dell’alea (la fortuna). Ciò, però, non esclude il fatto che possano esistere giochi in cui siano presenti altre categorie, ad esempio il poker, che prevede l’alea (la fortuna), l’agon (l’abilità), la mimicry (il bluff are) e l’ilinx (la sensazione di vertigine o addirittura di panico).

Il gioco d’azzardo per molte persone diventa un’occasione per costruire una realtà parallela e alternativa a quella quotidiana, uno spazio immaginario in cui poter creare il mondo che si desidera, un luogo in cui rifugiarsi per sentirsi liberi dalle fatiche, dai principi di realtà e per convivere meglio con tutto ciò. Grazie a questa sorta di rifugio, è possibile “medicare” l’Io, rinforzarlo, nutrirlo e farlo fantasticare liberamente, nonché neutralizzare, controllare ed elaborare i disagi della vita. È attraverso il gioco d’azzardo che, inoltre, l’individuo ha la possibilità di inventare il proprio futuro, di immaginarlo diverso, più ricco e più felice, anche se spesso questa esperienza ludica è talmente coinvolgente da invadere la sfera e il benessere personale.

Il gioco d’azzardo svolge parecchie funzioni. Per molti può, infatti, essere una sorta di antidoto alla depressione, per altri la possibilità di vivere un’avventura o inseguire un sogno, per altri ancora un mezzo attraverso il quale poter socializzare più facilmente. Questo tipo di gioco può, però, diventare talmente serio da perdere la dimensione ludica e di intrattenimento, sino a trasformarsi in un problema di ordine personale, familiare e sociale, divenendo una “patologia”.

Il gioco d’azzardo sembra esercitare un vero e proprio potere sulla vita delle persone che ne vengono coinvolte e ad avvalorare ciò contribuiscono alcuni aspetti fondamentali: l’illusione di poter controllare un aff are azzardato tramite l’abilità o l’astuzia, il dato reale che qualcuno vince davvero, un sistema di regole che in realtà svantaggia il giocatore ma che non viene colto come tale; a ciò si aggiungono convinzioni errate, quali: il ricoprire un ruolo attivo, gettando, ad esempio, i dadi con maggior forza per ottenere un numero più alto, una maggiore frequenza delle puntate per avere una maggiore probabilità di vittoria, il confronto con la competitività, battendo, ad esempio, la macchina.

Il fenomeno del gioco d’azzardo verte su una serie di passaggi progressivi che vanno dal gioco occasionale a quello abituale, per poi giungere a quello problematico, il quale, a sua volta, può degenerare nel gioco patologico. Si tratta di un percorso a tappe, il cui inizio avviene secondo un approccio inoff ensivo, quale spazio ricreativo basato sul divertimento e sulla socializzazione, sino ad arrivare al momento in cui il giocatore può assumere un comportamento abusante, in grado di compromettere globalmente la sua esistenza. Il giocatore, lungo questo percorso, può decidere, più o meno consapevolmente, di fermarsi del tutto oppure di procedere drammaticamente, fi no a quando il gioco, da fonte di sensazioni, può sfociare in una vera e propria attività di addiction, di cui il soggetto non riesce ad avere più alcun controllo, per poi giungere alla patologia, nonché all’assunzione di condotte a rischio.

Cosicché, sulla base dell’intensità e della gravità del gioco d’azzardo e della sua dimensione sociale, problematica o patologica, è possibile distinguere tre tipologie di giocatori:

  • giocatori non problematici, distinguibili in “ non giocatori” e “ giocatori sociali”. Questi ultimi sono individui mossi dalla partecipazione ricreativa, che considerano il gioco come un’occasione per divertirsi e rilassarsi e che sono pronti a smettere di giocare in qualsiasi momento, mantenendo un certo controllo sulla propria attività di gioco. Questa tipologia di giocatore, a sua volta, può essere distinta in altre due sottocategorie: “giocatori occasionali” e “giocatori abituali”, sulla base del tempo dedicato al gioco stesso, che non necessariamente vanno a sviluppare una vera e propria forma di addiction da gioco d’azzardo;
  • giocatori problematici, i quali cercano di sfuggire o porre rimedio ai loro problemi sociali attraverso il gioco, del quale non riescono ad avere, però, nessun controllo. Costoro presentano da uno a tre dei criteri del Disturbo da gioco d’azzardo e, giocando, iniziano ad arrecare danno al proprio benessere personale, familiare, lavorativo e sociale, senza, però, arrivare alla fatidica fase della disperazione, anche se rischiano di diventare giocatori patologici;
  • giocatori patologici, i quali si trovano cronicamente e progressivamente incapaci di resistere all’impulso di giocare e nei quali la dimensione del gioco viene ribaltata in un comportamento distruttivo, alimentato da altre problematiche psichiche. Il gioco d’azzardo, diventa, così, per costoro, una vera e propria forma di dipendenza, apportando preoccupanti costi individuali e sociali.

Inoltre, è possibile distinguere altri due tipi di giocatori, sulla base della motivazione che li induce a giocare: giocatori d’azione, attratti dal brivido, manipolativi, persuasivi, assertivi, che cercano attraverso il gioco di attivare le proprie sensazioni. Molti di loro non possiedono un elevato livello di autostima, iniziano a giocare spesso durante il periodo adolescenziale e il principale obiettivo che cercano di raggiungere è quello di poter competere, nel miglior modo possibile, con altre persone; giocatori per fuga, i quali iniziano a giocare più in là con gli anni, soprattutto per sfuggire ai vari problemi in cui si imbattono quotidianamente, riuscendo quasi a sentirsi aff rancati dai dolori fi sici ed emotivi che di solito percepiscono. Non amano molto confrontarsi con gli altri e spesso giungono all’abuso vero e proprio. 

Il gioco d’azzardo va considerato come un problema di ordine sociale, in quanto, se per molti si confi gura come un’attività ricreativa piuttosto innocua, una forma di svago socialmente approvata, per alcune persone può diventare una malattia psichica alquanto grave. D’altronde, nonostante il gioco d’azzardo verta su determinati valori che rivestono un importante ruolo nella società attuale, quali l’audacia, la competitività, la capacità di saper approfi ttare delle situazioni e di assumersi rischi, ciò che diff erenzia i giocatori dagli altri attori sociali è sicuramente la loro tipica “irragionevolezza”.

Il gioco d’azzardo diventa, comunque, patologico e rappresenta una vera e propria forma di dipendenza nel momento in cui assume caratteristiche di tipo impulsivo/compulsivo, divenendo persistente, ricorrente e disadattivo, ed il giocatore perde il proprio controllo nel regolare il gioco. Inoltre, il giocatore patologico riporta uno stato di ansia e nervosismo, insieme a frequenti alterazioni dell’umore, sperimentando sensi di colpa; è incline ad atteggiamenti superstiziosi, tende a distorcere la realtà, ha sentimenti di onnipotenza e si sente come perseguitato.

Potrebbe essere questa la sintesi di questo volume, ma avventurarsi nel mondo del gioco d’azzardo patologico signifi ca intraprendere un viaggio all’interno di una realtà fatta di soff erenze, menzogne, debiti e disperazione. Signifi ca aff rontare una patologia quasi sconosciuta ai più, ma che è una realtà tragica. È tempo che nelle nostre comunità, nella dimensione di impegno sociale si sollevi un grido che dia voce alle famiglie che il gioco d’azzardo sta lentamente e drammaticamente corrodendo; questa pagine vorrebbero contribuire a dar senso a questa voce.

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